Ultracorea! Tre film coreani pazzeschi
Ex oriente lux, atto secondo. All’alba del terzo millennio l’oriente è il centro del mondo, tra dittature e ipercapitalismi, tra megaprosperità e miseria, ultravivo e ultramorto, soprattutto ultra, mega, iper, super. Come in una deliziosa cena orientale i piatti che propone sono vari e misti; così devono essere le cinematografie in salute: capaci di offrire film di genere accanto a pellicole d’autore, sparatorie accanto a commedie romantiche, zombie movie accanto a film comici (o forse, zombi e risate nello stesso film). Il tutto con un pizzico di follia orientale. Forse più di un pizzico.
Castaway on the Moon
regia: Lee Hae-jun
anno: 2009
Un uomo finito per caso su un minuscolo isolotto al centro di un fiume, una hikikomori che non esce mai di casa: due naufraghi, sperduti su una propria privata isola deserta giusto nel bel mezzo di una megalopoli da 25 milioni di abitanti. Sarà amore? Del film esistono diversi trailer tra cui uno dal punto di vista dell’uomo.
Train to Busan
regia: Yeon Sang-ho
anno: 2016
Lo zombie movie in occidente sta diventando inflazionato e un po’ frusto, e ha perso la carica eversiva dei tempi di Romero. In Corea invece fanno film di zombi nel 2016 e ci buttano dentro tutto: azione, tanta e fatta bene, stereotipi, e una lettura sociale didascalica/edificante, ma che non stona. Shakerare e servire caldo.
Poetry
regia: Lee Chang-dong
anno: 2011
Le cinematografie sane producono film d’autore accanto a film di genere, registri “alti” accanto a quelli più facili e popolari. Poetry è un film altissimo, ma senza essere per questo cervellotico o intellettualoide. Leggero, aereo, intensissimo, con il finale più bello che chi scrive ha mai visto in un film. Pura poesia, semplicemente.